The Handmaid’s Tale e il futuro possibile

Quando una distopia smette di essere una realtà immaginaria, creata per esorcizzare i nostri peggiori incubi, e diventa un futuro possibile?

I mesi non sono tutti uguali, non solo per l’alternarsi delle stagioni. Ci sono mesi simpatici e mesi antipatici, famosi e che passano inosservati.
Prendiamo dicembre ad esempio, è un mese con una forte personalità, c’è chi lo odia (a causa delle festività o del consumismo) e chi lo ama (per le festività e il consumismo). Ottobre e Novembre invece si sono trasformati da malinconici a frizzanti, hanno abbandonato folliage e cimiteri e si sono americanizzati con Halloween, tacchino del Ringraziamento e Black Friday. Gennaio, per quanto ci provi, non è riuscito a lavorare altrettanto radicalmente sulla sua brand image e resta uno dei più lunghi e tristi dell’anno, con il blue monday, l’ansia da performance per l’anno nuovo e i bilanci su quello appena trascorso.
Ci sono poi i mesi come giugno, che trascorrono sereni, né lunghi né corti, “giusti” per così dire. Inizia l’estate, le vacanze si avvicinano, le giornate sono lunghe e (solitamente) non ancora tropicaleggianti.
Ma quest’anno giugno ha deciso che no, non ci sta più: nobody puts June in a corner!
Soppiantando gli undici parenti è riuscito in un colpo da maestro: porre le basi per una distopia che oltre a essere verosimile, si configura come prossima.

I 37 gradi non giugneschi mi avranno dato alla testa penserete. Forse lo penserei anche io se fossi in voi, ma concedetemi il beneficio del dubbio e se avete pazienza seguitemi per qualche minuto. Poi mi direte.

Durante i primi dieci giorni del mese, complice il virus che mi ha costretta a letto senza forze, incapace di alzarmi, leggere, scrivere, addirittura parlare, ho trovato il coraggio di dedicarmi alla visione completa di The Handmaid’s Tale (Il racconto dell’ancella), la serie tratta dall’omonimo romanzo di Margaret Atwood del 1985. In caso non aveste letto il romanzo o visto le quattro stagioni, senza spoilerarvi l’andamento delle vicende della protagonista (che il caso vuole si chiami June), vi riporto la trama direttamente da Wikipedia (make it simple!):
Alla fine del ventesimo secolo le superpotenze mondiali sono stremate dalla guerra mentre la Terra è devastata dall’inquinamento radioattivo e chimico; il malcontento serpeggia tra la popolazione che ha raggiunto la crescita zero e, per sedare le rivolte intestine, viene siglata una tregua e il cosiddetto accordo sulle sfere di influenza che lascia liberi i vari governi di scegliere i mezzi ritenuti necessari per sedare le rivolte senza che le altre nazioni si intromettano. Come risultato, nel Nord America a seguito di un golpe, si insedia un regime totalitario teocratico di ispirazione biblica-veterotestamentaria, la Repubblica di Gilead che, sin da subito, rende le donne asservite all’uomo per scopi riproduttivi, dichiara illegali le altre confessioni religiose, i matrimoni al di fuori della Chiesa di Stato e la lettura, tranne che da parte di uomini e membri della gerarchia galaadiana. I riottosi vengono eliminati o esiliati nelle colonie ove vengono impiegati nel trattamento e smaltimento dei rifiuti tossici che hanno contaminato il pianeta. Le donne non fertili o troppo anziane per essere ancora utili nei lavori più umili sono dichiarate “Nondonne” ed eliminate. Il vertice della piramide sociale di Gilead è rappresentato dai Comandanti, gerarchi della Repubblica e depositari del potere.

Dal 2017, sono inciampata diverse volte in conversazioni sulla serie appena uscita e assecondando l’abitudine del prima leggo, poi guardo ho deciso di leggere il romanzo, riuscendo ad andare avanti nella lettura, pagina dopo pagina, solo grazie al pensiero che si trattasse di realtà distopica e in quanto tale futuribile sì, ma portata a un eccesso negativo difficilmente realizzabile. Terminata la lettura, decidere autonomamente di guardare con i miei occhi stupri autorizzati, privazioni di libertà e dignità, annullamento dell’individuo a favore di un presunto bene superiore ideato a tavolino da pochi saggi visionari, non era ipotizzabile. Nel 2017 temevo di stare troppo male, sapevo di non esser pronta ad affrontarlo.

Mai avrei immaginato oggi, nel 2022, che il vero pugno allo stomaco potesse darmelo non l’interpretazione egregia dei personaggi nell’agire le singole vicende bensì il pensiero ricorrente, scena dopo scena, avvenimento dopo avvenimento, che quanto stavo guardando non fosse poi così inverosimile.

Come una sorta di profezia auto-avverante, a visione terminata sono arrivati, il 14 e il 24 giugno, Elon Musk e la Corte Suprema USA. Il saggio visionario e la negazione dei diritti del singolo individuo.
Elon Musk, l’uomo più ricco al mondo, ancor prima di completare l’acquisizione di Twitter, ne moltiplica l’uso per spargere perle di saggezza sulla sua visione non più solo economica ma sociale. E.M. i suoi sette figli e gli italiani che si estingueranno perché non procreano abbastanza, E.M. e potete lavorare da remoto solo se fate almeno quaranta ore in sede, E.M. e le modelle nude da cocktail, E.M. e il supporto (il 14 giugno) a De Santis e al suo Don’t say gay law in Florida.
Se il mondo è dei visionari, meglio rendersi conto subito quali sono i nostri. Perché mentre costruiscono la loro navicella per Marte (Don’t Look Up vi dice qualcosa? Sempre parlando di distopie che sono dietro l’angolo della realizzabilità), iniziano a dispensare perle di saggezza su quale sia l’unico mondo possibile: quello della produttività a ogni costo, delle caste sociali, delle donne che procreano o reggono i Mai Thai mezze nude.

Sì ma, per quanto ricco possa essere, è comunque un solo essere umano e la terra della libertà, quella dei diritti e delle opportunità, non permetterà mai passi indietro nei diritti acquisiti dai cittadini.
Siamo davvero sicuri?
24 giugno 2022 la Corte Suprema cancella la sentenza Roe vs Wade del 1973 che rese legale l’aborto in tutti gli Stati Uniti, dando di fatto il via a una legiferazione incontrollata che porterà più della metà degli Stati a una fase Zero del Racconto dell’Ancella.
Quella fase in cui le donne non sono più donne ma uteri ambulanti, impossibilitate a decidere se procreare o meno. Una nuova fase che renderà credibili quei flashback che nella serie vengono mostrati per dire che sì, è successo sotto i loro occhi, potevano accorgersene e non hanno fatto nulla. Passo dopo passo, sentenza dopo sentenza, negazione dopo negazione, hanno accettato che venissero eliminati tutti i loro diritti.

Ma quello è un romanzo dai, e il caso del 24 giugno un caso isolato.
Peccato la Corte Suprema debba pronunciarsi nei prossimi mesi su:
– Ambiente; in un caso che oppone lo Stato del West Virginia all’agenzia federale per la protezione dell’ambiante (Epa), la Corte suprema potrebbe limitare la capacità dell’agenzia stessa di attuare regolamentazioni applicabili a più centrali elettriche
– Religione; sulla linea di confine tra la libertà di fede di un coach che prega prima di una partita e l’eventuale pressione sui membri della squadra. La Corte Suprema secondo voi fino a che punto potrebbe utilizzare la sentenza per indirizzare verso più miti consigli di destro pensiero?
– Diritto di voto; questa parte non dovrebbe coglierci di sorpresa almeno, essendo dieci anni che passo dopo passo la Corte Suprema sta tentando di indirizzare la riduzione del diritto di voto di determinati gruppi minoritari. Questa volta pare in autunno possa tornare in auge la sempre verde contesa tra libertà di religione e diritti Lgbt.

Giugno, ci sei riuscito. E’ proprio vero: nessuno può metterti in un angolo.
Ma mi spiace per te, nessuno te ne darà atto perché temo proprio che come in Handmaid’s Tale continueremo a tenere gli occhi chiusi e non accorgerci che stai riscrivendo la storia.

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