USA on the road | Come organizzare il viaggio, in 5 punti
“New York non c’entra, e neanche Los Angeles, non sono i veri Stati Uniti.”
Quante volte lo abbiamo sentito dire? Confesso di averlo detto anche io, per anni, ma solo di recente, al rientro da un lungo on the road attraverso sette dei cinquanta Stati USA, mi sono chiesta cosa intendessi. Davvero, senza darlo per scontato.
Per darmi una risposta ho studiato, letto, mi sono informata, e la scoperta più sconcertante che ho fatto è che negli Stati Uniti quattro persone su cinque vivono in città sopra i 100.000 abitanti. L’80% della popolazione vive nel 4% del territorio.
Che c’entra mi direte. C’entra, c’entra. Vi (e mi) domando: cosa caratterizza un Paese? Il territorio che lo compone (deserti e catene montuose e canyon e cieli che sembrano non finire mai) o le persone che lo abitano (stipate in grandi centri urbanizzati fatti di cemento e vetro)?
Dopo questo viaggio posso dirvi che, a parere mio:
1. un Paese è entrambe le cose (anche se può accadere che vadano in direzioni opposte);
2. ho amato il vero territorio degli Stati Uniti (quello che non avevo mai avuto modo di vivere, proprio a causa del punto che segue);
3. amo molto meno il vero stile di vita statunitense (di cui l’insediamento di Trump è la più recente espressione diretta).
Fatte queste dovute premesse, a seguire i cinque punti imprenscindibili per organizzare un on the road negli States.
Tornando a noi: Gran Canyon e New Orleans. Arizona e Louisiana non sono Stati confinanti, non sono (praticamente mai) inseriti insieme nelle proposte di itinerari on the road, non hanno nulla in comune. Quando ho realizzato tutto ciò la mia ossessione di viaggiare secondo un tema portante ha rischiato di farmi vacillare, e stavo per proporre di cancellare (no, non il matrimonio) una delle due mete.
Ma come si faceva a scegliere se deludere la bambina che leggeva fumetti e guardava film nel vecchio west o l’adolescente squattrinata e appassionata di musica? Erano sogni nel cassetto troppo importanti per tirare a sorte e buttarne uno giù dalla torre. E’ stato così che abbiamo tenuto entrambe le destinazioni e creato un percorso cucito su misura che non è stato possibile rintracciare su nessun blog o pagina IG o Travel Agency.
Perché vi racconto tutto questo? Sentiamo sempre parlare di coast to coast e Route 66 ma siamo sicuri che siano gli unici on the road possibili nei vasti Stati Uniti?
Oggi posso dirvi di aver toccato con mano che gli sconfinati territori americani sono attraversati (da est a ovest e da nord a sud) da uno scheletro di:
– Autostrade Interstatali ampie e veloci che collegano le principali città da costa a costa;
– Strade Nazionali che collegano i piccoli centri;
– Strade Statali che arrivano nei meandri meno conosciuti (e quasi sempre disabitati) del Paese.
Perché limitarsi a percorsi già tracciati da altri? Decidere quale sarà il percorso che fa per noi è la parte più divertente di un viaggio (o almeno lo è per me). E trovare il proprio modo per farlo è parte integrante del gioco.
Non avete idea di cosa stia parlando? Beh, come il caro vecchio InterRail, si può partire dai due punti più lontani e scegliere cosa vedere nel mezzo, oppure si può cercare un tema principale e seguire quello. Dite sia difficile trovare un tema principale quando non si conosce un Paese? Siete proprio sicuri? Provo a darvi qualche spunto con quelli che possono essere considerati temi classici per un viaggio negli Stati Uniti: grandi città; deserti; parchi nazionali; parchi divertimento; motel storici; catene di fast food; luoghi di serie tv che hanno segnato la nostra vita.
Come vi scrivevo, questi sono solo alcuni esempi, non ponete limiti alla vostra fantasia e non disdegnate di cambiare qualcosa lungo il percorso. Di sicuro ci sarà la strada che fa al caso vostro!
La nostra comitiva cross generazionale, ad esempio, si è data appuntamento a Barcellona per sorvolare insieme l’Atlantico direzione LA. I parametri della scelta sono stati:
– presenza di quattro minorenni nel gruppo (necessità di effettuare l’intercontinentale insieme)
– partenza da tre nazioni diverse in Europa (trovare un aeroporto che consentisse di effettuare voli internazionale e intercontinentale in giornata per tutta la comitiva)
– matrimonio a Las Vegas (fare in modo che questa città fosse la tappa finale del viaggio per consentire a ognuno di rientrare in Europa prima o dopo in base ai proprio impegni)
– voglia di realizzare un piccolo on the road di una settimana prima che noi proseguissimo il nostro (la città di arrivo negli States NON doveva essere la stessa della partenza ma doveva essere abbastanza vicina a Las Vegas da consentire un mini tour on the road in soli 7 giorni).
Questo breve racconto vi dice già diverse cose su come consiglio di affrontare la scelta della destinazione.
Se non avete intenzione di visitare una sola città, se anche la vostra idea è un on the road, valutate attentamente i diversi voli Europa-States. Ce ne sono tanti, operati da diverse compagnie, per differenti cittadine. Per dirne un paio: Norse Londra-NY o Londra-Orlando, Level Barcellona-LA. Sono low cost, vero, ma vi assicuro che il costo è davvero ridotto e se vi organizzate bene si risparmia un bel pò a fronte di un viaggio per nulla scomodo.
In più: le autostrade negli States non sono a pagamento, un litro di benzina costa in media 80centesimi di euro, siete proprio sicuri sicuri di voler volare necessariamente su Los Angeles o San Francisco? Perché non valutare di iniziare il viaggio da qualche altra cittadina?
Questo discorso vale chiaramente anche per il ritorno: avete fretta di rientrare perché volete sfruttare tutti i giorni di ferie a disposizione e arrivare belli freschi al lavoro dopo un overnight in volo? Cancellate ilprossimo suggerimento.
Se invece vi va di fare esperienza di un viaggio nel viaggio e avvicinarvi progressivamente alla mesta realtà: perché non prevedere uno scalo in Europa anche al rientro? Noi, ad esempio, abbiamo scelto di passare da Londra e con i soldi risparmiati sul volo diretto per l’Italia ci siamo concesse: un boutique hotel nella zona est di Londra (la mia preferita) e una fantastica cena da Ottolenghi (chef amato da mia moglie. Anche se abbiamo scoperto che ormai prepara le sue ricette anche meglio degli chef nei suoi ristoranti).
Non è questo il vostro caso? Avete poco tempo e volete solo visitare la Città degli Angeli e dintorni? Volete rientrare in ufficio che ancora sentite il gusto dell’ultima ribbs tra i denti? Oppure vi fidate solo delle grandi compagnie (ci sta!). ITA ha finalmente riaperto la tratta Roma-LA.
– attraversato 7 stati, 4 parchi nazionali, diversi deserti
– macinato 4.500km
– visitato 6 città e decine di paesi
Abbiamo avuto modo di testare sia i cari comodi super-mini-van americani (quelli con poltrone reclinabili, dove una come me può camminare all’interno quasi senza piegare la testa) che i loro famosi fuoristrada.
E? La scelta ovviamente dipende dalle necessità ma ci sono alcuni punti fermi che, se avete intenzione di uscire dalle interstatali mi portano a consigliare vivamente di non disdegnate l’idea di un 4×4.
Sono grandi è vero, ma:
– sono sempre con cambio automatico e lo sterzo in pratica si muove da solo;
– i sedili non hanno nulla da invidiare ad auto in teoria più confortevoli;
– i parcheggi dei motel sono attrezzati per lasciarvi tutto lo spazio che serve proprio davanti la vostra stanza.
Sì, insomma, negli Stati Uniti sono abituati a guidare per miglia e miglia senza incontrare anima viva: le auto le sanno realizzare con tutti i comfort. I punti da non dimenticare mai quando dovete scegliere quella che vi accompagnerà lungo tutto il percorso?
Prima di tutto: non vi fidate delle assicurazione a copertura totale dei siti online, verificate sempre con la compagnia che ci sia davvero un’assicurazione completa che copre dal carro attrezzi alle ruote, passando per la chiave di scorta. Non sono elementi scelti a caso. Capita spesso che uno di questi non sia incluso e vi stupirebbe scoprire quanti copertoni esplosi ci sono ai bordi delle iper trafficate strade a sei e otto corsie.
Questo mi porta al secondo punto: verificate la qualità degli pneumatici. Soprattutto se avete intenzione di attraversare lunghi tratti di deserto dove le temperature arrivano (senza troppo sensazionalismo) sopra i 50° e scendono drasticamente di notte. Questi sbalzi termici sono un danno per le vostre care auto a noleggio (soprattutto le berline…ed eccoci così di nuovo al caro fuoristrada).
Punto numero tre: la pattuglia c’è ma non si vede. Auguratevi di non scoprirlo mai ma vi assicuro che proprio quando penserete “non c’è autovelox, vado un pò più veloce; che vuoi che siano 50kmh fuori città” è proprio lì che vi fregherà. Nel mezzo al nulla dello Utah, fuori da una cittadina di dieci case, cinque chiese, una scuola superiore con annesso campo da football che non ne ho visti mai in Europa di così grandi, c’è sempre una volante pronta a spuntare da dietro il primo acero.
Parto da una grande verità: gli yankees ne sanno di materassi! Non c’è stata una notte che non fossero super comodi. Anche in luoghi sperduti, senza luce elettrica e con un manto di stelle a indicare la strada verso il bagno ecologico comune, avevamo la certezza che un materasso duro ma non troppo, alto ma non troppo, avvolgente ma non troppo, memory foam ma non troppo ci avrebbe cullate tra le braccia di Morfeo.
Poste le basi, passo ai suggerimenti, che mi sento di dare secondo una classificazione standard (città/fuori città, dimensioni del centro abitato).
Grandi centri urbani | Soprattutto se siete un gruppo numeroso, optare per una villa (che per ovvi motivi difficilmente sarà situata a down town) ha diversi vantaggi: riduzione della possibilità di restare incastrati nel traffico e nei non sempre bei panorami da fentanyl che (ahimè) negli ultimi anni abbondano nei sovraffollati centri cittadini; costo minore (soprattutto se si resta più notti e non ci si ferma il fine settimana) per persona; possibilità di fare colazione e un pasto al giorno in casa (con ulteriore riduzione dei costi e buona pace dello stomaco che si riposa da fritti e carne); ricarica pomeridiana dalla calura estiva della West Coast nelle onnipresenti piscine.
Cittadine di provincia | Approfittare di boutique hotel e B&B a conduzione familiare garantisce: contenimento dei costi e possibilità di assaporare un pò dell’area tipica dello Stato in cui vi trovate a pernottare. Per dirne una: in Louisiana, se soggiornerete in una tipica abitazione di inizio secolo scorso, avrete di sicuro modo di fare due chiacchiere (boccheggiando tra una patata dolce e tre uova strapazzate cotte nel grasso animale) con la cuoca che tra una spadellata e l’altra verrà a raccontarvi la storia di qualche antenato, dell’immensa scalinata scricchiolante che porta alle camere o della sedia a dondolo dove cercherete di riprendere il fiato sotto il portico in legno.
On the road | L’esperienza davvero unica, quella che vi farà dire “Ora sì che sto attraversando gli States”, è dormire nei motel lungo la strada. Percorrendo la Mother Road potrete pernottare nelle stesse stanze che hanno ospitato Elvis Presley, Marylin Monroe, Ronald Reagan e più recentemente Walter White (il protagonista di Breaking Bad). Esattamente quelle stanze.
I motel della Route sono infatti tuttora operativi, rimodernati sì (nuove lenzuola, mura rinfrescate, piatto doccia con parete in cristallo al posto della vasca con tenda stile Psycho) ma con il fascino dei tempi andati (moquette indoor e marquee a lettere mobili fuori) ancora vivo.
Non fa per voi? Siete del tipo “fotografarli sì, ma dormirci anche no”?
Tranquilli, non dovete rinunciare all’esperienza: le Nazionali e le Statali sono piene di nuovissime catene (moquette dentro e Burger King appena fuori) che vi tele-trasporteranno in un quadro di Hopper.
Sono disseminate lungo tutto il territorio, in lande desolate e alle porte delle grandi città, hanno (neanche a dirlo!) letti super comodi, parcheggio sempre disponibile e spesso sono dotati di doppio letto king size (anche se chiedete la stanza per due). Con un range che va dai 60 ai 120 euro per stanza vi portate a casa una sistemazione per quattro persone e (spesso) colazione inclusa.
A parte i facili luoghi comuni, quello che posso dirvi dopo i 4.500km percorsi è che, sì, gli hamburger e le bbq ribbs si mangiano ovunque, ma esistono oasi felici dove mangiare (anche) altro, e bene. Alcune di queste oasi sono senza dubbio le grandi città, dove è sempre possibile provare pietanze internazionali di un livello elevato. E quando scrivo grandi città non intendo solo San Francisco o New York (ahhhh, quel ramen a Austin!).
Ma il buon cibo non deve essere necessariamente extra-USA. Ci sono interi Stati che rappresentano essi stessi un’oasi culinaria. Nel nostro girovagare abbiamo avuto la fortuna di incontrarne due: il New Mexico (che può contare su tradizione culinaria messicana, qualità di vegetali e ortaggi elevata, trasferimento di chef dalla ormai troppo cara costa californiana) e la Louisiana (con la sua tradizione creola da “stato più a nord dei Caraibi” come piace auto definirsi agli abitanti di New Orleans). Due su sette non mi sembra poco!
Ma se è il budget che vi preoccupa non posso che consigliarvi di:
– pernottare ove possibile in casa per cucinare voi stessi;
– evitare le colazioni all’italiana (cornetto e caffè, che sia da Starbucks o in qualsiasi altra catena, costano quanto un pranzo in un fast food);
– non disdegnare le catene di diners vicino ai motel (sono il corrispettivo di una trattoria all’americana. Cibo semplice e di qualità media).
E ora che i cinque punti sono giunti al termine?
Se non ne avete ancora abbastanza e volete sapere cosa ci è piaciuto di più del nostro di on the road tra i sette stati (in ordine di apparizione: California, Nevada, Arizona, Utah, New Mexico, Texas, Lousiana) vi lascio a seguire qualche spunto/curiosità su alcuni dei luoghi visitati.
San Antonio | Scelta come tappa sul percorso per visitare il famoso Fort Alamo, quello che da bambina avevo visto protagonista o nello sfondo di tanti western del lunedì-film in famiglia, è stata tra le poche delusioni del viaggio. In un attimo ci siamo sentite a Gardaland con una comitiva di cadetti militari in pellegrinaggio.
Quando, arrivati alla Monument Valley, vi direte “Ah ecco, dov’erano!” non vergognatevi, non siete gli unici ad aver sempre pensato che i pinnacoli della Monument facessero parte del Gran Canyon. Diverse persone con cui ho parlato della “vallata” mi hanno detto di essere rimaste deluse, beh non noi! E perchè questo non accada ho un solo consiglio da condividere: giratela con la vostra auto.
Oltre il re e la regina ci sono tanti altri canyon da visitare lungo la strada che li sperare. Solo per citarne alcuni: HorseShoeBend (visitabile senza biglietto, no fatica, foto mozzafiato), Antelope (ingresso a pagamento spropositato, location molto instagrammabile ma ormai poco emozionate, nessuna fatica), Bryce (ingresso a pagamento, visitabile in auto con soste lungo il percorso, panorami a perdita d’occhio molto particolare) e Zion (ingresso a pagamento, da fare quando si ha voglia di camminare e la temperatura lo consente.
Sarà perché eravamo agli sgoccioli della campagna elettorale e le bandiere pro-Trump offuscavano qualsivoglia panorama, ma il ricco stato della Lonely Star è l’unico a non averci entusiasmate. Non fosse per Gruene, vi suggerirei di saltarlo a pie’ pari, ma questo paesino a metà strada tra San Antonio e Austin vale il viaggio. Un luogo dove il tempo sembra essersi fermato alla prima metà del secolo scorso, dove gli addobbi natalizi sono di quelli che solo sull’albero di Una mamma per amica e il negozio vintage non sa di essere vintage (o se lo sa lo nasconde bene) e, soprattutto, dove la più antica sala da ballo del paese è ancora (e continuativamente dalla sua costruzione nel 1878) ancora operativa. Passate di lì durante un concerto o anche solo per prendere una birra, ma fatelo!
A questo punto credo sia davvero arrivato il momento di salutarci, ho approfittato fin troppo della vostra pazienza.
Spero che qualcuno dei suggerimenti vi risulti utile e in caso abbiate voglia di raccontarmi cosa sono per voi i “veri” Stati Uniti, mi trovate qui o in giro su IG.
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